La crisi continua, le azioni bancarie crollano e cala sempre più l’ombra della recessione dopo i nuovi dazi doganali di Trump.
Si stanno avverando le più nere previsioni sulle conseguenze delle nuove tariffe imposte da Trump che hanno colpito oltre 100 Paesi. Anche i Bitcoin dopo un’iniziale cenno di resilienza hanno ceduto nel weekend.
La situazione generale si riassume con il crollo dei principali indici azionari in Asia, le perdite più ampie delle azioni delle banche europee e il crollo dei Bitcoin insieme alle altre criptovalute. Tutto questo è conseguenza dei nuovi piani tariffari del Presidente USA Donald Trump. I mercati finanziari globali sono stati colpiti duramente, la reazione negativa è stata immediata dopo la comunicazione dei dazi con base del 10% fino al 54% (la Cina il Paese più colpito con un 34% che si aggiunge al 20% già attivo).
Oggi lunedì 7 aprile i ministri dell’Unione Europea cercheranno di formare un fronte unito stabilendo una condotta comune per reagire ai dazi al 20% imposti da Trump all’UE senza, però, rischiare altre ripercussioni. La guerra commerciale è già iniziata? Il timore è forte così come la paura di una prossima recessione. Goldman Sachs, nello specifico, ha fatto salire le probabilità di una recessione negli Stati Uniti al 45% entro dodici mesi.
La stima degli economisti della JPMorgan è di una contrazione dello 0,3% dell’economia statunitense a causa dei nuovi dazi. Se il crollo del mercato continuerà una recessione a livello nazionale sarà quasi inevitabile e poi si estenderà a livello globale con conseguente pericolo di depressione.
I cittadini sono spaventati mentre nessun cenno di timore si legge nelle azioni di Donal Trump che rimane fermo sulla sua idea di nuova politica tariffaria. Nessun cenno di allentamento è, ad oggi, arrivato nonostante gli ampi dissensi arrivati da più fronti, Cina e Giappone in primis. Domenica 6 aprile il presidente USA ha parlato ai giornalisti dall’Air Force One minimizzando la perdita di migliaia di miliardi di dollari dei mercati azionari statunitensi. Le sue parole sono state “Non voglio che accada nulla. Ma a volte bisogna prendere delle medicine per sistemare le cose”.
Tra i Paesi del mondo più colpiti troviamo il Vietnam con dazi del 46%. Se i funzionari di Hanoi giunti negli USA non riusciranno a trovare un compromesso che porti ad un rinvio o ad una riduzione dell’imposta si prevedono sconvolgimenti terribili per la nazione. Parliamo di un Paese con 101 milioni di persone che ha il 29% delle esportazioni negli Stati Uniti. Trump è disposto alle negoziazioni? I segnali inviati dall’amministrazione sono contrastanti ma l’ipotesi di una possibile tregua commerciale è piuttosto azzardata.
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