Secondo una nota di Francisco Blanch, analista finanziario presso Bank of America, insieme ad altri due analisti, per muovere il prezzo del Bitcoin solo dell’1% serve un afflusso di cassa di 93 milioni di dollari.
Il più grosso rivale del Bitcoin, l’oro, ha bisogno di un inflow di 2 miliardi di dollari per lo stesso tipo di movimento. Mentre 2,25 miliardi di dollari sono necessari per variare dell’1% i buoni del Tesoro. Questo deriva dall’estrema volatilità degli investimenti in Bitcoin che è soggetto a manipolazioni sul valore da parte dei player istituzionali.
Il report è simile a quello di Larry Fink, CEO di BlackRock, dello scorso gennaio, in cui dichiarava che il Bitcoin potrebbe rappresentare una riserva di valore, ma prima deve dimostrare di “meritarlo”: “[Il Bitcoin non è] ancora stato testato, ha una grossa volatilità nell’ordine dell’incremento del 5/6% con un minimo investimento in dollari“.
I ricercatori della Bank of America ritengono che anche se il Bitcoin è un asset da trilioni di dollari e ha una capitalizzazione sul mercato pari a circa il 10% di quella dell’oro, rimane due volte più volatile del metallo prezioso.
La responsabilità di questa volatilità è da attribuire al massiccio accumulo da parte di attori istituzionali, ma anche all’incremento dell’offerta illiquida di Bitcoin:
“Analizzando in dettaglio i record di blockchain, abbiamo scoperto che gli address più grandi non sono stati venduti in aggregato dall’inizio della pandemia“.
Il report conclude dicendo che il Bitcoin è un sistema di pagamento “poco pratico”.