La Federal Reserve non intende arrestare la sua battaglia contro il tasso di inflazione negli USA, mai così alto dagli anni ’80 anche se le sue politiche dovessero portare a un “periodo duraturo” di debolezza economica e a un rallentamento sul mercato del lavoro.
Jerome Powell, presidente della FED, ha risposto alle domande dei giornalisti in un’attesissima conferenza stampa.
Gli è stato chiesto se gli Stati Uniti stiano per entrare in una recessione ma Powell non vede questa prospettiva, considerando che le imprese americane assumono a un ritmo di 350.000 nuovi lavoratori al mese.
Il tasso di disoccupazione è ai minimi da decenni, mentre aumentano sia i salari sia, appunto, i posti di lavoro.
Le misure prese dalla FED per contrastare l’inflazione a marzo, maggio e quella recente di innalzare il tasso sui fondi federali di 75 punti base, hanno portato a una stretta monetaria che non si vedeva anche in questo caso dagli anni ’80. Ulteriori aumenti sono attesi tra qualche mese.
Powell riconosce tuttavia che l’economia USA sta rallentando e che, anzi, sarebbe necessario un ulteriore rallentamento per abbassare il livello dei prezzi.
E Powell intende usare tutti i mezzi in suo possesso per raggiungere l’obiettivo:
“Restoring price stability is just something we have got to do. There isn’t an option to fail.”
La FED ha l’obiettivo di contenere l’inflazione – che pesa soprattutto sulle famiglie più povere – entro il 2%. Questo obiettivo è lontanissimo, considerando che i dati di giugno hanno registrato un aumento anno su anno dell’inflazione del 9,1%, ai massimi da 40 anni.