Per la prima volta quest’anno, il volume dei profitti generati dal mining di Bitcoin è stato secondo a quello prodotto da Ethereum. Oltre un miliardo di dollari dei profitti di maggio proviene dalle commissioni sulle transazioni. Di fatto, però, il futuro del mining di ETH è incerto.
I profitti su base mensile derivati dal mining nella blockchain di Ethereum hanno toccato i 2,35 miliardi di dollari a maggio secondo le statistiche elaborate da Coin Metrics. A bitcoin invece sono andati 1,45 miliardi di dollari.
A febbraio i profitti per il mining di Ethereum aveva quasi raggiunto quelli di Bitcoin, 1,37 miliardi contro 1,36 miliardi di dollari.
Il mining basato sulla proof-of-work richiede agli utenti di dedicare la propria computing power per contribuire alla sicurezza del network. Questo è il processo con cui le nuove transazioni sono processate sul network e sono coniati nuovi token.
D’altra parte, i profitti del mining sono legati a due aspetti: i reward sui blocchi e le commissioni sulle transazioni. Ogni volta che qualcuno mina un blocco di transazioni e le aggiunge alla blockchain, riceve un codice numerico per i token appena creati.
Nel caso del Bitcoin è 6,25 BTC (227.000$) ogni 10 minuti; per Ethereum, è 2 ETH (5.100$) ogni 13 secondi circa. Insieme al blocco ricevono anche le fee sulle transazioni.
La predominanza di ETH a maggio è anche una conseguenza del suo prezzo, dato che ha toccato il massimo a 4.164$ il 10 maggio, e del fatto che si sono registrate alte commissioni sulle transazioni quando c’è stata congestione del network.
Quanto più il network è occupato, e lo è stato davvero molto visto il successo di (DeFi) applicazioni e NFT, tanto più diventa competitiva una transazione. Le fee si regolano in risposta a domanda e offerta.
Altri elementi da tenere a mente per comprendere le performance recenti di Ethereum sono il prossimo lancio di EIP-1559 previsto per luglio con un upgrade del network noto come “London hard fork” e la possibilità di un passaggio alla convalida proof-of-stake.