Si chiama Paolo Ardoino, programmatore (e genio) informatico, Cto (chief technology officer) di Bitfinex e Tether USDT.
Dalle sue decisioni dipenderà in buona parte la tenuta del mercato delle criptovalute e non solo. Perché?
Tether USDT è un punto di riferimento per i trader, è la prima stablecoin dello spazio crypto. A USDT si affidano tantissimi operatori che scambiano la stablecoin con altre criptovalute.
Giovedì scorso ha perso il peg col dollaro scivolando a 95 centesimi. Non è la prima volta che succede ma il bear market di questi giorni non ha precedenti.
LUNA, la terza stablecoin più capitalizzata del mondo crypto, è praticamente scomparsa nel giro di pochi giorni. Bitcoin è sceso sotto i 30mila dollari e le borse tradizionali mondiali hanno inanellato la sesta settimana consecutiva di perdite, come prima del crollo di Lehman Brothers.
Ora, Ardoino sostiene che Tether negli ultimi cinque anni abbia accumulato 83 miliardi di dollari a fronte dell’emissioni di 84 miliardi di Tether.
Si dice che abbia in pancia 35-40 miliardi di bond governativi USA che Ardoino – rivela – riverserebbe completamene sul mercato per difendere il peg col dollaro.
I problemi sono due:
In primo luogo, Tether è stata già sanzionata per aver dichiarato il falso e cioè che, almeno nel periodo esaminato dalle autorità americane 2016-2018, deteneva dollari sufficienti per sostenere ogni USDT. Non era vero.
In secondo luogo, bisogna fidarsi di quello che dice Ardoino perché la società che controlla Tether e gli 84 miliardi, con sede a Lugano, è privata e non certifica i bilanci da una società di revisione.