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Polkadot ($DOT): la blokchain scalabile basata su Web3

Polkadot è una blockchain di nuova generazione. In questo approfondimento vediamo da vicino le caratteristiche di questo innovativo progetto che si basa sul Web3.0.

La storia di Polkadot

Vediamo la breve storia di Polkadot, come avvenuto già per altre crypto e in particolare per i progetti basati su blockchain, il fondatore di Polkadot Gavin Wood era uno degli sviluppatori principali di Ethereum.

Il lavoro è stato abbandonato nel 2016 per avviare appunto questo nuovo progetto. È anche l’autore di un bellissimo libro che noi vi consigliamo, Mastering Ethereum: Building Smart Contracts and Dapps, insieme a Andreas M. Antonopoulos, ed. O’Reilly.

Il progetto Polkadot

Che cos’è Polkadot? Polkadot è un protocollo di rete che consente il trasferimento di dati arbitrali, non solo token, attraverso la blockchain. Questo significa che Polkadot è un vero e proprio ambiente applicativo multichain.

Polkadot può trasferire questi dati su blockchain pubbliche, aperte e prive di autorizzazioni, ma anche su blockchain private autorizzate. Tutto questo consente di creare applicazioni che ottengono dati autorizzati da una blockchain privata, e riutilizzarli su una blockchain pubblica.

Facciamo un esempio, la catena di documenti accademici privati e autorizzati di una scuola potrebbe inviare una prova a uno smart contract di verifica del titolo su una catena pubblica.

Meccanismo di consenso di Polkadot

Vediamo ora come funziona il meccanismo di consenso di Polkadot che viene suddiviso tra quattro ruoli principali.

Il primo è quello dei Nominators, che proteggono la Relay Chain selezionando i validatori tramite uno staking dei DOT, ovvero la moneta di Polkadot.

I Validators, invece, validano le transazioni e i blocchi della blockchain e, anche in questo caso, per farlo eseguono uno staking dei DOT che in questo caso sarà addirittura maggiore.

Ci sono poi i cosiddetti Collators che recuperano le transazioni dalle diverse parachain, le elaborano e producono prove che vengono poi passate ai Validators per la convalida.

L’ultima figura è quella dei Fishermen che sono quelli deputati a controllare i nodi per evitare che si verifichino comportamenti scorretti. In questo caso li segnalano ai Validator per eventuali punizioni.

Una punizione potrebbe essere per esempio lo slashing, ovvero la perdita dei DOT di quel nodo.

Tokenomics

Veniamo adesso alla tokenomics di Polkadot. Il token nativo del network si chiama DOT. Attualmente vale circa 19 dollari e si posiziona al nono posto nella classifica delle criptovalute più capitalizzate.

Serve principalmente per tre cose. Le tre funzioni principali sono: governance, staking e bonding.

Per quanto riguarda la governance, i possessori dei token di Polkadot hanno il controllo completo sul protocollo. Tutti i privilegi che sulle altre piattaforme sono di solito esclusive dei miner, sono dati ai partecipanti alla relaychain, inclusa la gestione di eventi eccezionali come aggiornamenti e fix del protocollo.

Per quanto riguarda lo staking, questo viene incentivato dalla teoria dei giochi, cioè incentiva gli attori a comportarsi in modo onesto. I buoni attori sono infatti compensati da questo meccanismo, mentre cattivi attori perderanno la partecipazione alla rete. Questo garantisce che la rete rimanga sicura.

Altro aspetto importante è quello del bonding, ovvero tutte le nuove parachain vengono aggiunte legando i token. Le paracatene obsolete o non utili vengono rimosse, rimuovendo i token legati. Questa rappresenta una forma di proof-of-stake.

Roadmap di Polkadot

Dopo aver implementato e sedimentato la sua relay chain nel 2020, Polkadot si sta adesso concentrando sullo sviluppo delle parachain.

Le parachain sono infatti l’ultimo pezzo di funzionalità di base da fornire come delineato nel white paper. Consentiranno a Polkadot di realizzare la sua architettura multichain scalabile.

Dopo un periodo di test, ottimizzazione e controllo, le parachain saranno pronte per il lancio su Polkadot e potranno essere abilitate tramite la governance onchain. Una volta che le parachain saranno attive, la comunità determinerà quali funzionalità aggiuntive e quali aggiornamenti di rete dovranno poi essere implementati nel tempo.

Partnership di Polkadot

Per quanto riguarda le partnership di Polkadot, sul sito ufficiale è possibile trovare la lista dei team che stanno costruendo su Polkadot.

In realtà non sono tutti, sono solo alcuni esempi, ma ce ne sono veramente tanti.

  • Edgeware che è una blockchain deputata allo sviluppo di smart contract
  • ChainX che è un protocollo di gestione multiasset
  • Darwinia che aiuta l’interoperabilità con Ethereum, quindi è un classico bridge che permette agli smart contract di Ethereum di interagire con Polkadot
  • Ci sono poi gli accordi con ChainLink

Insomma ci sono veramente tantissimi progetti attivi su Polkadot e questo già dà un’idea del suo valore.

Conclusioni

Siamo arrivati alle nostre conclusioni. Polkadot è sicuramente una blockchain interessante per tantissimi motivi, a partire dal suo fondatore Gavin Wood che è un vero guru del mondo crypto. Vanta anche un ottimo metodo di governance e di consenso.

Hanno grosso rilievo le numerose partnership attive come abbiamo già visto, e si tratta di collaborazioni che sono veramente utilizzate dalle aziende.

Per questo motivo, Polkadot è certamente una criptovaluta da tenere d’occhio, sia nel breve che nel lungo periodo.

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