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Perché L’Ultimo Divieto Cinese Fa Bene Alla DeFi

La scorsa settimana la Cina ha vietato Bitcoin. Di nuovo. Più in dettaglio, il governo cinese ha definitivamente chiarito che le transazioni in criptovalute sono ritenute illegali.

A ben vedere ci sono alcuni aspetti nuovi nell’ultimo annuncio dell’autorità cinese dello scorso 24 settembre. Dal massivo coinvolgimento delle autorità competenti, sono dieci tra uffici e istituzioni governative, oltre alla Banca Popolare Cinese. Il divieto riguarda anche le stablecoin, il trading e tutti gli ambiti operativi coinvolti in questo macro settore.

Soprattutto: il governo non assicura alcun tipo di protezione ai cittadini che subiscono perdite o sono frodati per aver operato in ambito crypto.

Di conseguenza, gli operatori del settore hanno dovuto chiudere o trasferire altrove la propria attività oppure hanno vietato la registrazione dei nuovi utenti residenti in Cina.

Sulla carta, l’ultimo divieto non è molto diverso rispetto a quello precedente ma appare molto più rigoroso e stringente dato il gran numero di istituti coinvolti.

La community crypto cinese, compresi i protocolli DeFi, si sta adeguando alle misure preferendo non incorrere in gravi penalizzazioni o indagini il cui prezzo potrebbe essere molto alto sia in termini economici che fisici.

L’impatto sulla comunità mondiale appare minimo, dato che già a maggio il mercato aveva subito e in seguito assorbito lo shock della prima ondata di divieti.

L’impressione è comunque che saranno sempre meno rilevanti gli exchange centralizzati, quelli cioè che maggiormente devono rendere conto all’autorità.

Desta qualche preoccupazione il possibile divieto sul trading dei mercati OTC (over the counter) che potrebbe tagliare fuori gli investitori retail cinesi, e probabilmente anche i grossi investitori, dalla possibilità di accesso al mercato globale delle criptovalute. Una prospettiva del genere potrebbe impattare sul livello della domanda.

Sembrano dunque finiti i giorni in cui per costruire un impero crypto era sufficiente alimentare la sconfinata base degli utenti cinesi. Ma quest’ultimo divieto si presenta come una buona occasione per dirigere l’attenzione verso la decentralizzazione delle criptovalute e per questo, nel lungo termine, la costruzione di una mentalità positiva nei confronti della finanza decentralizzata.

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