Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, i governi di tutto il mondo hanno avanzato dubbi sulla capacità di aggirare le sanzioni imposte dai paesi occidentali grazie alle crypto.
A questo proposito si sono espressi gli amministratori delegati dei due principali exchange di criptovalute, Coinbase e Binance.
Changpeng Zhao (CZ) è stato citato dal Guardian dove ha dichiarato che l’adozione delle criptovalute in Russia è ancora molto bassa. Per questo è improbabile la possibilità che queste possano essere usate per aggirare le sanzioni. Il CEO di Binance ha spiegato che solo il 3% della popolazione globale ha una qualche esposizione alle criptovalute e che questa rappresenta appena il 10% del patrimonio individuale, questo tipo di rapporto secondo Zhao, si può applicare anche alla Russia.
A detta di CZ, anche la tracciabilità delle crypto potrebbe essere un elemento a sfavore dell’uso delle criptovalute come metodo per aggirare le sanzioni.
Nemmeno l’uso di criptovalute incentrate sulla privacy, come nel caso di Monero, potrebbe risolvere la questione. Infatti la capitalizzazione complessiva di questo token è di $3 miliardi, ben poca cosa rispetto al Pil della Russia, di $1,5 trilioni.
Dal momento che ogni transazione sulla blockchain può essere analizzata da chiunque, secondo il CEO di Binance non ha senso usar le criptovalute per attività illecite.
Di posizioni molto simili anche il CEO di Coinbase Brian Armstrong che sul suo account Twitter ha condiviso il proprio pensiero al riguardo.
“We don’t think there’s a high risk of Russian oligarchs using crypto to avoid sanctions. Because it is an open ledger, trying to sneak lots of money through crypto would be more traceable than using U.S. dollars cash, art, gold, or other assets”.
Eppure, i paesi del G7, l’Unione Europea a molte altre nazioni in tutto il mondo stanno prendendo misure attive per prevenire la possibilità che la Russia utilizzi questo sistema per evadere le sanzioni.