Quello che è successo nel metaverso Ertha assomiglia proprio al film del 1961 Tototruffa con Totò e Nino Taranto.
In particolare, la scena di Totò che vende la Fontana di Trevi a un oriundo italiano incassando la caparra e promettendo diritti e percentuali su ogni foto fatta dai turisti, ecc.
Ertha è un metaverso gaming con una sua neonata criptovaluta, ERTHA. Il mondo virtuale Ertha è un mondo rinato dalle ceneri di quello precedente, scomparso dopo una catastrofe.
L’aspetto interessante è che è possibile acquistare non solo dei lotti di terra come su The Sandbox o Decentraland, ma intere città.
E non parliamo di città inventate, ma della riproduzione di città esistenti. Recentemente un acquirente ha comprato per 120mila dollari la città di Roma con tutti i suoi monumenti, Vaticano incluso.
Avrebbe acquisito anche il diritto di riscuotere tasse e di sfruttare altre fonti di reddito. L’operazione assomiglia a quella di Tototruffa perché non è possibile sfruttare l’immagine di una città con fini economici, anche se parliamo del mondo del metaverso e degli NFT.
Si può divulgare l’immagine di un bene culturale ma senza scopo di lucro, per cui appare plausibile un intervento statale volto a bloccare operazioni di questo genere.