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Tasse e Crypto in Italia: Quanto si Paga?

Parliamo di tasse e non di criptovalute in generale. L’argomento è un po’ spinoso. Vi siete mai chiesti se i vostri investimenti in crypto vanno dichiarati al fisco italiano?

Le crypto vanno dichiarate al fisco?

La domanda che tutti si fanno è se le criptovalute vadano dichiarate al fisco, e se sì, quanto si debba pagare. Facciamo chiarezza.

Sebbene non esista una regolamentazione specifica per quanto riguarda la fiscalità dei Bitcoin e delle altre monete digitali, la giurisprudenza si è pronunciata con chiarezza su cosa si deve fare in attesa di una normativa dedicata.

Secondo una recente sentenza del Tar del Lazio, la numero 1077 del 27 gennaio 2020, la moneta virtuale è riconducibile a investimenti di tipo finanziario e in particolare vengono assimiliate a quelle in valuta estera.

Ne consegue, dunque, che le Criptovalute devono essere dichiarate al fisco e, in particolare, segnalate all’interno del quadro RW nel Modello Unico per le persone fisiche della dichiarazione dei redditi.

Va da sé che si parla di investimenti di un certo livello, non è ragionevole pensare che al fisco interessi un investimento di poche centinaia di euro.

Quanto bisogna pagare?

Gli investimenti in criptovalute, proprio perché sono assimilabili a un qualsiasi investimento in valuta estera, vanno dichiarati all’Agenzia delle Entrate, come si farebbe di solito.

Non è detto però che si debbano pagare delle tasse.

La cattiva notizia (si fa per dire!) è che si deve pagare il 26% sugli utili, mentre quella bella è che non lo dovete fare fino a quando il vostro portafoglio di investimenti non supera i profitti per 100 milioni di lire, ovvero circa 51.000 euro per almeno una settimana nel corso di un anno.

Va detto però che fanno cumulo tutti gli investimenti finanziari in quel determinato arco di tempo, quindi bisogna fare attenzione se si possiedono BOT, CCT, azioni, ecc.

Non fate i furbi!

A questo punto dobbiamo sfatare un mito molto comune.

Se state pensando che le vostre monete non siano facilmente tracciabili dall’Agenzia delle Entrate avete ragione. I vari exchange come Binance, Coinbase, così come i wallet (i portafogli dove vengono custodite le crypto) spesso hanno sede in paradisi fiscali fuori dalla portata delle autorità italiane.

Tenete inoltre conto che spesso per investire dovrete eseguire un bonifico su conti esteri (Binance, per esempio, ha il conto a Malta). Ovviamente se si tratta di cifre modeste non succederà nulla (al massimo riceverete una telefonata dalla vostra banca che vi proporrà un investimento!) ma trasferimenti cospicui potrebbero meritare una segnalazione all’Agenzia delle Entrate.

Non è mai una buona idea nascondere il proprio patrimonio al fisco se non si vuole incorrere in sanzioni che vanno dal 6% al 15% dell’intero patrimonio. Prima o poi dovrete infatti incassare il loro controvalore sul vostro conto corrente e se supererete la fatidica soglia dei 51mila euro oltre a pagare gli interessi verrete infatti multati.

Altra cosa importante, se, per esempio, come abbiamo letto sui giornali e sul web in questi giorni, acquisterete una Tesla o una Lamborghini pagandola in Bitcoin, dovrete pagare le tasse. Al momento della conversione, infatti, risulterà che avrete speso più dei fatidici 50mila euro, e incorrerete anche nelle sanzioni.

Primo piccolo consiglio

Esistono alcuni accorgimenti per ridurre il capitale ed evitare così di pagare il 26% sugli utili.

La soglia dei 51mila euro si intende per ogni componente famigliare. Se siete una famiglia di crypto-investitori, potete dunque avere conti supplementari per coniugi e fratelli e via discorrendo fino alla soglia di 51 mila euro.

Così non sarete costretti a pagare il 26% sugli utili (e non sul patrimonio). Ovviamente dovrete fidarvi di loro.

Secondo consiglio

Si possono usare le crypto possedute sugli exchange o sui wallet, per acquistare oggetti o beni tramite le carte di pagamento che forniscono le stesse piattaforme.

Alcuni exchange forniscono carte che si appoggiano ai circuiti tradizionali, come ad esempio VISA, per spendere in valute come Bitcoin o BNB.

Tra l’altro, alcune carte offrono anche il cashback sugli acquisti, che di solito si aggira intorno al 2% a cui poi si aggiunge anche il cashback di Stato.

I pagamenti verranno così scalati dal vostro portafoglio contribuendo ad abbassare la soglia dei 50mila euro. Fate però attenzione. Questo non vuol dire che potete spendere tutto in valuta e non pagare un euro senza rischiare di essere sanzionati.

Conclusioni

Come abbiamo visto il sistema di tassazione delle criptovalute al momento in Italia prevede la soglia dei 51.000€. Questo metodo di tassazione è destinato a cambiare, ci saranno nei prossimi anni degli aggiornamenti vista l’importanza dell’argomento. Attendiamoci quindi una rivoluzione fiscale in questo settore, dato che la stessa cosa sta succedendo in tutto il mondo.

Per esempio, l’Ungheria intende abbassare il carico fiscale sui rendimenti da criptovalute dall’attuale 35%.

In nostro consiglio è dichiarare: è la cosa migliore.

Certo, se i vostri investimenti sono di piccola entità, magari entro i 1.000€, potrebbe non essere molto interessante per l’Agenzia ricevere questo genere di informazioni.

Ma se intendete far crescere col tempo i vostri investimenti potrebbe essere utile documentarli in maniera progressiva e dimostrare l’entità dei profitti ottenuti. Si tratta di un metodo utile per evitare che AdE possa tassare i profitti precedenti.

Ci sono tanti modi per restare sotto la soglia dei 51.000€, ma è bene operare in trasparenza.

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