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Tether USDT, Storia e Previsioni. Manterrà il Peg Col Dollaro?

tether usdt

Tether (USDT), la più grande stablecoin al mondo per capitalizzazione di mercato, ha già avuto problemi in passato col peg sul dollaro, specialmente dopo il crollo di Terra Luna e dopo il fallimento di Celsius Network.

Per esempio, il 12 maggio dopo il crollo di UST, il peg 1:1 col dollaro è sceso a un minimo di $ 0,9485 il 12 maggio.

Ma cos’è Tether (USDT) e in cosa è diversa dalla stablecoin UST? E quali sono le previsioni per il prossimo futuro?

Il crollo di UST e le preoccupazioni per USDT

Sia Tether (USDT) che TerraUSD (UST) sono stablecoin: criptovalute ancorate in valore a un’altra valuta come il dollaro americano. Nascono come un argine alla volatilità tipica delle crypto, consentendo ai trader di detenere asset digitali con meno rischi.

Le stablecoin sono come un lubrificante nel mondo crypto: presenti su tutti gli exchange, vengono usate per sfruttare i vantaggi della DeFi: guadagnare interessi, fare lending, scambiare crypto.

UST è cresciuta enormemente fino a diventare la terza stablecoin per capitalizzazione ($18,7 miliardi prima del crollo), mentre USDT valeva $83,24 miliardi e USDC $53,53 miliardi. Dopo il crollo, il valore di Tether è sceso a $74,12 miliardi, con USDC che ha resistito a $52,78 miliardi, mentre il valore di UST è precipitato a $1 miliardo.

Una differenza fondamentale tra UST rispetto a USDT e USDC è che si tratta di una stablecoin algoritmica (stablecoin non collateralizzata, che utilizza algoritmi per mantenere un valore costante), mentre USDT e USDC sono collateralizzati.

L’algoritmo UST scambiava 1 UST con 1$ di LUNA, incentivando gli utenti a scambiare UST con LUNA se il suo valore fosse sceso al di sotto di $1 e a scambiare LUNA con UST se il prezzo della stablecoin fosse salito sopra $1, bruciando parte di LUNA e riducendo la sua offerta circolante per sostenere il prezzo, con il resto che veniva inviato alla tesoreria aziendale.

La crescita di UST è stata trainata dal protocollo Anchor, che ha pagato ai titolari un interesse del 20% sui depositi. Tuttavia, Terra stava sovvenzionando l’interesse del 20% con fondi della tesoreria aziendale: senza che gli utenti mintassero più UST e spingessero verso l’alto il prezzo LUNA, Terra non sarebbe stata in grado di sostenere i pagamenti. Il 9 maggio, i trader hanno iniziato a vendere UST per arrivare al depeg col dollaro USA. Il prezzo LUNA è crollato rapidamente poiché le vendite UST hanno creato sempre più LUNA, con conseguente iperinflazione.

Il valore di UST è sceso a $0,7934 il 12 maggio e ha continuato a scendere, arrivando a soli $0,07601 il 19 maggio, mentre il prezzo USDT/USD si stabilizzava. La Luna Foundation Guard, che aveva acquistato bitcoin a garanzia del peg, è stata costretta a vendere l’asset nel tentativo fallito di stabilizzare LUNA.

Il contagio del crollo della stablecoin Terra si è diffuso non solo a bitcoin (BTC) –80.000 coin immesse sul mercato in poco tempo – ma anche a Tether, già sanzionata in passato per pubblicità ingannevole verso i clienti.

L’ente regolatore statunitense ha comminato oltre 40 milioni di dollari di sanzioni perché Bitfinex, la società che gestisce Tether, aveva dichiarato che i token digitali erano “totalmente garantiti” da riserve per pari valore depositate in dollari cash, ma non era vero.

I token erano coperti completamente solo per il 27,6%, almeno nel periodo preso in esame, cioè settembre 2016-novembre 2018. Dentro le riserve c’erano fondi non fiat e inoltre Bitfinex si è affidata a società non regolamentate per detenere questi fondi.

L’ordinanza rilevava poi che erano in essere accordi con terze parti non documentati da nessun contratto; che non sono stati eseguiti gli audit previsti in quel periodo e che poco prima che venisse effettuata la revisione furono trasferiti 382 milioni di dollari a Tether.

Bitfinex, con sede a Lugano in Svizzera, non fa certificare i bilanci societari da una società terza riconosciuta. Insomma, si sono accumulati dubbi sulla gestione della stablecoin che ha visto venditori short attaccare Tether. È successo di recente quando l’investitore americano Perring ha duramente attaccato Tether USDT, investendo il 30% del proprio patrimonio nello shorting di Tether e promettendo di donare 1 milione di dollari se Tether aprirà i suoi libri contabili a una società terza.

Attacchi a Tether USDT

Tether USDT pecca dunque di trasparenza e per anni il mercato ha dubitato degli asset messi a protezione del peg e per sostenere la stablecoin. Questa mancanza di trasparenza allontana i trader da USDT, specialmente dopo quanto è successo con UST.

Nonostante gli attacchi subìti, USDT finora ha sempre retto e contrattaccato, accusando hedge fund e venditori allo scoperto di gettare FUD sul mercato e contemporaneamente ha aumentato le sue riserve in buoni del Tesoro statunitensi.

Nella pratica, Tether a giugno ha processato richieste per 7 miliardi (corrispondenti al 10% degli asset) in 48 ore e ha sostenuto 16 miliardi di liquidazioni (il 19% delle riserve totali) in un mese. Non tutte le banche avrebbero sopportato uno stress del genere.

Tether è uno degli attori principali nel mercato delle criptovalute; se dovesse cadere come UST le conseguenze sarebbero devastanti, ben superiori a quelle che ha portato il crollo di Terra Luna.

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Tether USDT e i manager italiani

Non tutti sanno che Tether USDT parla italiano perché il management è italiano, con intrecci non chiarissimi con Bitfinex, uno dei maggiori exchange al mondo.

  • Giancarlo Devasini, direttore finanziario di Tether, torinese, classe 1964, studia medicina, svolge l’attività di chirurgo plastico per due anni e poi abbandona. La sua seconda vita in campo lavorativo lo vede leader di un gruppo di aziende operanti nel campo dell’elettronica, cresciuto fino a un fatturato di 100 milioni di euro. Ma nel 2007 il valore era già crollato a 12 milioni, poi la crisi economica e un incendio che distrusse capannoni e uffici, posero fine alle società. Dopo una brevissima parentesi legata a un servizio di consegne a domicilio, Devasini nel 2012 scopre Bitcoin e comincia a gestire le operazioni di trading in Bitfinex.
  • Paolo Ardoino, CTO (Chief Technology Officer) di Tether e Bitfinex, è laureato in Informatica all’Università di Genova. È un brillante sviluppatore che continua a lavorare ancora sui codici e dirige lo sviluppo dell’intera piattaforma. Prima di entrare in Bitfinex nel 2015, aveva fondato una sua fintech, Fincluster.
  • Silvano Di Stefano, direttore degli investimenti di Tether, lavora per MPS a Londra, dove conosce Giancarlo Devasini.

Previsioni Tether USDT

Secondo Wallet Investor il prezzo futuro di Tether rimarrà in gran parte ancorato al dollaro USA nei prossimi cinque anni. La previsione vede solo lievi variazioni nel tasso, che vanno da $0,997 a $1,004.

Anche secondo un’altra piattaforma di previsioni basata su algoritmi DigitalCoinPrice per quest’anno e gli anni a venire il peg verrà sostanzialmente rispettato, anche se con un’oscillazione verso $1,01.

Naturalmente, queste e altre piattaforme possono sbagliarsi, poiché prevedere il futuro non è una caratteristica degli umani, specialmente quando si tratta delle volatili criptovalute, fossero anche stablecoin.

Eventi come quelli di Terra Luna sono difficili da prevedere e persino da immaginare.

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